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Aforismi e pensieri inceneriti LXXXII

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I feriti del cielo.
Morire a se stessi è la condizione che prelude a ogni vera fede. Ad una particolare specie di uomini sarebbe sufficiente un impercettibile movimento dell'anima per porre a compimento una simile catarsi guaritrice. E invece, questa genìa di spiriti trafitti, di feriti del cielo, giunge miracolosamente alla fine dei suoi giorni con una scheggia celeste conficcata nel cuore.

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A costellare la geografia delle moderne nebulose di cemento, per chi non abbia murato lo sguardo, spesso partecipano satelliti in incognito, frammenti di architettura cosmica che rischiarano la foschia del nostro universo agonizzante. Un buco nero finirà inesorabilmente per inghiottirli. Ma non sarà una scomparsa risolutiva, un addio strozzato. Il tempo è omicida se non può condurre con dolcezza le forme, oltre il proprio confine. Là dove l'uomo mantiene un respiro aderente alla natura del vero ciò che muore è puro canto.


           ***

Per gli gnostici il demiurgo produsse il cielo senza conoscere il Cielo, l'uomo senza conoscere l'Uomo e la terra senza conoscere la Terra. In luogo dell'Ente un Demente Primordiale. In ogni gesto, atto e pensiero, privi di attenzione e cura, brillano gli spasmi della Creazione.

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Nagarjuna, celebre filosofo buddhista, propugna una dottrina delle due verità, fondata su una visione che contempla due realtà: la realtà cosiddetta convenzionale, contenente la verità di questa realtà (una sorta di verità inferiore), e la Realtà Ultima che racchiude la propria verità (una verità elevata). Ciò nondimeno Nagarjuna rifiuta questo dualismo e sottolinea che entrambe le realtà sono una e la stessa. Adoro le sottigliezze del pensiero buddhista. Non mi stupirei che, da qualche parte, qualcosa liberasse un Buddha dall'illuminazione.



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