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Aforismi e pensieri inceneriti LXXXV

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Il Brahman è detto narguna, senza attributi, principio riscontrabile in ogni via negationis. Avvicinarsi ad esso presuppone una metamorfosi verso la plenitudine dell'inqualificabile, una fuga risolutrice nell'indeterminatezza, steppa inabitata, battuta da qualche sporadico saggio. Tuttavia gli uomini amano votare il proprio culto ostinato a coloro che più si discostano da questa profilassi della liberazione; gli artisti e i predicatori d'ogni sorta. I primi, maestri nell'agghindare il vuoto finiscono col sostituirsene ed i secondi, alfieri indiscussi della peculiarità, non fanno che piegarlo alle proprie esigenze.

           ***

L'edera del linguaggio cresce sulle rovine del pensiero.

           ***

Al culmine dell'agonia pressoché ogni uomo sarebbe disposto a procrastinare la propria esistenza, per un tempo limitato, fosse anche in qualità di insetto. Il terrore della morte è, in fondo, l'angoscia specchiata del primo istante.
La paura della fine? Un difetto di memoria.

           ***

La farmacopea medievale prevedeva l'utilizzo delle più disparate parti del corpo animale come rimedio o linimento di molte malattie. Lo stambecco, in particolare, era ritenuto capace di alleviare numerose afflizioni corporee. Secondo una credenza dell'alto medioevo, un piccolo ossicino a forma di croce vicino alla sede del cuore, avrebbe posseduto virtù taumaturgiche tali da guarire i mali più funesti. Il martirologio di numerose bestie, catalogo liturgico infinito, meriterebbe di sostituire gran parte delle gesta che illustrano la storia del cristianesimo e di altre religioni.
Ogni testimonianza di fede impallidisce di fronte alla muta, santificante attestazione di aderenza alla propria forma. Ciò che accoglie in sé la propria natura già si protende verso la vetta celeste.




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